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Associazione di Volontariato |
PUBBLICATO SUL LIBRO DELLA FEDERAZIONE DIABETE GIOVANILE 2014
TITOLO DELL’OPERA: “MAI SENZA ZUCCHERO!”
di Marisa Melis
Tanti anni fa il diabete era vissuto malissimo.
Sto parlando degli anni 60 quando mio marito allora bambino diventò diabetico.
E’ molto importante procedere come si fa oggi, i bambini appena hanno contratto la malattia vengono “istruiti” in campi scuola appositamente ideati per loro.
Perché dico ciò? Perché dal primo approccio con la malattia ne consegue “un indirizzo mentale” che accompagna la vita del diabetico per sempre.
Allora non esistevano linee guida che “insegnassero” ai genitori a rapportarsi con i figli in questo frangente, li istruissero ad accettare la malattia dei figli cercando di fargli vivere una vita per quanto possibile “normale”.
Gli atteggiamenti di mio suocero nei confronti del figlio appena appresa la notizia della malattia, devo dire che sono stati deleteri e gravissimi. Hanno segnato la sua vita, rendendolo pauroso e insicuro in modo incredibilmente assurdo.
Non c’era conoscenza di niente in merito alla malattia, dunque si vietava al bambino diabetico lo sport: esonerato dal fare educazione fisica.
Errore gigantesco, privare un bimbo dal fare moto, praticamente come se lo legassero.
Le parole che furono usate dal padre per informarlo della malattia, hanno pesato su di lui tutta la vita come macigni.
“Non aspettarti niente della vita. La tua malattia è seria e gravissima!” All’incirca è stato raccontato da mio marito che il padre usò questi termini.
Sentirsi dire a 11 anni che stai ……….messo così…….è INCREDILE!!!
Il padre militare in carriera che ha il primo figlio diabetico …deve essere stata una delusione…dopo anni anche la seconda figlia avrà la stessa malattia.
Le paure che accompagnano un bimbo diabetico, dovevano diventare allora SOLO delle raccomandazioni su uno stile di vita….non paure che ti fanno vivere male.
Tante le paure e le fissazioni:
“Mary sta terminando lo zucchero, mi raccomando compralo subito”.
“Ma stai scherzando, ci sono ancora due chili in credenza”. Rispondo prontamente a mio marito.
Ancora una volta, vengo ripresa perché nella credenza le scorte di zucchero stanno terminando. Vengo ripresa in anticipo pazzesco rispetto a quando terminerà.
E’ una fissazione la storia dello zucchero che deve essere presente nella nostra casa in quantità industriali.
Mio marito da sempre ha questa fissa dello zucchero .
Abbiamo posizionata nella credenza scorte nelle zuccheriere per le prossime centinaia di ipoglicemie.
Da sempre ha bisogno di vedere i contenitori pieni per le emergenze.
La sua necessità di vivere in un condominio e non in una villetta da soli, sono date dalla sua paura SE, sentendosi male può essere subito soccorso da altre persone.
Ancora la sua paura di vivere lontano da un ospedale ci ha portati ad acquistare una appartamento posizionato vicino a tanti ospedali facilmente raggiungibili dagli snodi stradali.
La sua paura l’ha sempre portato ad avere con sé una borsa fotografica dove, oltre a custodire le sue “figlie macchine fotografiche” , ci sono scorte di barattolini di zucchero e macchinetta segna glicemia ecc.
Questo perché asserisce che può essere imprigionato in traffico dato da qualche incidente stradale ecc.
Fare delle gite in luoghi lontani DA SOLI…..non esistono, ha sempre bisogno di persone che possano “assisterlo” se dovesse sentirsi male.
Le sue paure negli anni l’hanno portato ad assumere ansioliti consigliati dal neurologo.
Le quantità che prende di questi farmaci sono talmente basse che, se non le prendesse sarebbe uguale.
Però basta che sia solo in possesso della prescrizione medica e già sta bene……
Dunque….a che serve prenderle?
Capisco benissimo che non si possono cambiare le persone dopo che hanno convissuto in quel modo con la malattia per 55 anni.
Ironizzare si può invece su questi atteggiamenti ed io, lo faccio spesso.
Ripeto sovente che qualche giorno FUTURO apriamo uno zuccherificio ….così da stare sempre COPERTI.
Il compito dei genitori è di TRASMETTERE sicurezze……questo devono fare quando si trovano davanti ad una malattia come il diabete.
Questo ho sempre fatto nei confronti della mia secondogenita che è affetta da una malattia rara cerebrale. Iniezioni continue di incoraggiamento, spronandola continuamente ad affrontare tutto ciò che è possibile. Facendo ciò abbiamo conseguito successi incredibili sia in campo scolastico ma, soprattutto in campo sportivo dove è diventata campionessa regionale di Karate nei Kumite per la sua categoria. Campionati di “normodotati” ….questa è stata la grande sfida.
Ma questa è un’altra storia….ma soprattutto un’altra malattia….che è qualcosa di gigantesco rispetto al diabete del padre!!
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